La casa coreana punta non solo sulla qualità dell’immagine del 4K, ma anche su design e contenuti.
Arrivano anche in Italia gli ultimi TV Samsung SUHD, con risoluzione 4K, design senza cornice e piattaforma Smart aggiornata. Lo ha annunciato la casa coreana in questi giorni: dai TV portabandiera della serie KS9500 con schermo curvo e illuminaizone direct LED ai più abbordabili KS7000 dal display piatto, i nuovi modelli della gamma KS saranno 18, suddivisi in 5 serie e con diagonali dai 49 agli 88 pollici.
La lista delle specifiche è lunga e articolata per tutti i modelli, ma protagoniste in comune dal punto di vista della qualità dell’immagine saranno le tecnologie Quantum Dot e HDR 1000, che permettono ai televisori di riprodurre foto e video dal gamut più ampio e dal range dinamico particolarmente elevato, con una luminosità massima del pannello di 1000 candele per metro quadro. Quest’ultima caratteristica in particolare (insieme all’utilizzo di filtri moth eye in grado di riflettere meno luce e garantire neri più convincenti) dovrebbe aiutare Samsung a deflettere gli attacchi in arrivo dalla concorrenza sempre più agguerrita di LG e dei suoi pannelli OLED, fortissimi sulla profondità dei neri, ma meno sulla luminosità massima.
Tra gli ultimi modelli presentati, quello sul quale la casa coreana ha aspettative più rosee per il mercato italiano è il KS9000 da 55 pollici, che dovrebbe arrivare sul mercato al prezzo di 2499 euro. Non è il migliore in assoluto delle linea: ha una retroilluminazione edge rispetto alla full array presente sulla più costosa serie KS9500, ma può vantare uno spessore minore del pannello capace di rendere il TV un complemento d’arredo più elegante.
Oltre che su tecnologia e design, la società rilancia anche sui contenuti aggiornando sia la piattaforma Smart Hub basata sul sistema opertivo Tizen, sia la sua stagionale offerta Dream Pack che per questa estate punta tutto sugli europei di calcio in partenza a breve. Acquistando fino al 30 giugno i modelli di Smart TV KS9800, KS9500, KS9000, KS8000, KS7500, KS7000; JS9500, JS9000, S8500, JS8000; KU6510, KU6500, KU6400, KU6000, K6300 e K5500, è possibile infatti richiedere un codice promozionale valido per ottenere 12 mesi di Sky TV inclusivi del pacchetto Calcio fino al 31 luglio (ovvero abbastanza per godersi campionato europeo e Copa America). Chi è già abbonato può chiedere in aggiunta un altro pacchetto della durata di un anno a scelta tra Calcio, Sport e Cinema.
Samsung illustra i vantaggi della tecnologia Ultra Black sui TV SUHD
Samsung ha fornito nuovi dettagli sulla tecnologia Ultra Black, utilizzata sui TV SUHD della gamma 2016. Lo scopo di questa soluzione è garantire una migliore qualità delle immagini in ambienti luminosi. Come sottolinea anche Samsung, un'elevata luminosità si può contrastare con un incremento della quantità di luce emessa dai TV. Anche i modelli più luminosi (come molti prodotti di fascia alta: per ottenere la certificazione Ultra HD Premium è necessario garantire picchi di 1.000 cd/m2 - nits) non sono però in grado di minimizzare tutti gli effetti negativi creati dall'ambiente.
E’ qui che entra in gioco Ultra Black: dietro questa dicitura si nasconde un filtro capace di minimizzare le riflessioni generate dalla luce che impatta sullo schermo. Il filtro è del tipo “moth eye”, poiché replica il funzionamento degli occhi di una falena, dotati di nanostrutture capaci di assorbire la luce. Questo tipo di soluzione è già stata impiegata, in passato, su altre TV, ad esempio Sharp e Philips.
Le nanostrutture presenti sul filtro assorbono o indirizzano diversamente la luce, in modo da migliorare la percezione relativa alla luminosità emessa dal pannello. L'effetto, per lo spettatore, consiste in un più basso (quindi migliore) livello del nero e in un superiore rapporto di contrasto (ovviamente non si parla di misure native ma di ciò che l'occhio percepisce), oltre ai benefici legati direttamente alle riflessioni su schermo.
La realtà virtuale? Per ora costa troppo (e il modello Samsung è quello giusto)
Secondo un focus dedicato al mondo del gaming, ma per questo ancora più significativo, la VR dovrà affidarsi a visori da accoppiare ai telefoni.
Che probabilità ha la realtà virtuale, una delle grandi protagoniste del Mobile World Congress, di imporsi davvero, e in breve tempo, nelle abitudini dei consumatori? Difficile dirlo, dilaniati dal contrasto fra entusiasti, come Mark Zuckerberg, e detrattori che ne criticano in particolare i costi. In ogni caso, un punto sembra chiaro: la strada imboccata da Samsung, cioè il combinato fra un visore low cost da utilizzare con i propri smartphone di punta, appare quella giusta. Forse, per il momento, l’unica percorribile nel tentativo di traghettare la tecnologia alle masse.
Lo dimostrerebbe un’indagine di mercato firmata dalla società Superdata e dedicata in particolare al mondo del gaming. Il che, se possibile, la rende ancora più interessante: se quell’universo, di solito caratterizzato da early adopter e utenti piuttosto smaliziati, stabilisce una linea così forte, figuriamoci il mercato generalista.
Secondo le considerazioni e le previsioni, la virtual reality, anche nei videogame, sarà anzitutto mobile driven. Insomma, la sua progressiva adozione sarà guidata esattamente da dispositivi tipo il Gear VR dei sudcoreani. Che d’altronde lo stanno offrendo gratuitamente, con una procedura da effettuare dopo l’acquisto per chi ha prenotato i telefoni fino a oggi, con un Galaxy S7 o S7edge, in arrivo dall’11 marzo a partire da 729 euro.
“All’inizio i dispositivi di questo tipo guideranno l’adozione da parte dei consumatori – si legge nel report di Superdata di febbraio – prima che questi possano lanciarsi verso piattaforme più costose”. Quelle per le quali, come Oculus Rift o Htc Vive Pre, occorre utilizzare il visore collegandolo a un pc potente. Il primo, in arrivo a marzo, costa per esempio 699 euro. Per il secondo, le cui consegne inizieranno dal primo aprile, ci vogliono invece 799 dollari, il prezzo in euro non è stato ancora definito. Ai quali ovviamente aggiungere i fondi per comprare un pc con le specifiche adeguate. Quelle diffuse di recente dalla compagnia di Facebook e dai taiwanesi parlano, come minimo, di un Intel i5-4590, 8 GB di Ram e una Nvidia GeForce Gtx 970, ma anche Gtx 980 o 980 Ti. Insomma, non proprio il laptop che teniamo nel cassetto.
Secondo Superdata i costi sarebbero dunque troppo elevati per un consumatore certo curioso ma che voglia provare con mano la tecnologia prima di scommetterci davvero parecchi quattrini per concedersi i suoi giochi preferiti. Ecco perché quelli in arrivo saranno i mesi dei visori in grado di ospitare smartphone al posto del display e comporre così un’esperienza unica. Senza contare che, secondo diversi osservatori, la vera frontiera per un uso quotidiano è dietro l’angolo: si chiama realtà aumentata. È vero, un colosso come Google ci ha sbattuto il muso vedendosi costretto a rinviare i propri piani. Tuttavia per molti esperti sarà quel tipo di tecnologia, che arricchisce l’esistenza quotidiana senza isolarci completamente da essa, piuttosto che la realtà virtuale tout court, ad avere margini per attecchire nel consumo collettivo. Hololens per la vita di tutti i giorni e Oculus per divertirsi a casa. O qualcosa di simile.
Venendo ai numeri, secondo Superdata il giro d’affari delle vendite di dispositivi per la realtà virtuale dedicata al gaming (che per il momento coincidono, a ben vedere, con l’intera torta) si aggirerà nel 2016 sui 5,1 miliardi di dollari con circa 56 milioni di consumatori. Mentre i ricavi dei visori da usare in coppia con un telefono si stabilizzeranno sugli 861 milioni. “Gli investimenti totali in realtà virtuale e realtà aumentata hanno toccato insieme i 6,1 miliardi fra 2012 e 2015” hanno scritto i ricercatori. Si deve proprio a quella spropositata mole di denaro il momento di forte aspettativa che stiamo vivendo, con la necessità di trovare redditività dopo anni di ricerca. Ma l’offerta non coincide con le aspettative: anche un giocatore accanito, dice il report, non sarebbe disposto a spendere più di 300 dollari per un dispositivo del genere.
La corporation coreana mette in vendita il suo “mega-drive” a stato solido da oltre 15 TB, un'unità di storage prevedibilmente indirizzata al mercato enterprise. Il costo? Ignoto ma sicuramente poco consumer.
Dopo la presentazione avvenuta l'estate scorsa, Samsung è ora impegnata ad annunciare l'arrivo sul mercato del disco a stato solido PM1633a: il colosso asiatico ha compresso ben 15,36 Terabyte di storage in un singolo SSD con form factor da 2,5", ne garantisce il corretto funzionamento per cinque anni e omette di riferire il prezzo di un prodotto inevitabilmente destinato a prosciugare il conto in banca di un qualsiasi utente ordinario.
PM1633a utilizza le memorie Flash V-NAND di terza generazione, chip composti da diversi stack montati in verticale fino a raggiungere una capacità di 512 Gigabyte: il nuovo SSD utilizza 32 di questi chip, raggiungendo una capacità nominale di 16 TB e uno spazio di storage effettivo di 15,36 Tera con 16 Gigabyte di RAM integrata. Future versioni del drive includeranno tagli da 7,68 TB, 3,84 TB, 1,92 TB, 960 GB e 480 GB.
L'interfaccia di PM1633a è la classica Serial Attached SCSI (SAS) per server e sistemi professionali, uno standard di comunicazione che non permette di raggiungere i livelli di performance stratosferici già oggi accessibili sui drive NVMe-PCIe per desktop consumer ma garantisce comunque data rate in scrittura e lettura (1.200MB/s) inavvicinabili per qualsiasi disco a tecnologia magnetica.Samsung non ha comunicato nulla sul costo di PM1633a, anche se una stima è possibile tenendo conto del passato: la generazione precedente (PM1633) del drive SAS costava 1.000 dollari per Terabyte, e pure considerando le continue riduzioni di prezzo dello storage a stato solido non è ipotizzabile un prezzo inferiore agli 8.000 dollari.
Samsung PowerBot VR9000: la recensione di HDblog.it
Aprire la confezione di una nuova aspirapolvere, sfogliare il suo manuale utente giusto per sfizio e notare una nota relativa al software Open Source; da lì cercare più info sul sito del produttore e finire per scoprire che il centro della sua gestione è un sistema Linux, che c'è il kernel Linux, le librerie Alsa, squashfs, BusyBox, le Glibc e altre cose che non avrei mai associato ad un dispositivo così, mi ha subito “messo bene” con PowerBot VR9000 di Samsung. C'è stato un punto di incontro, e senza nemmeno accenderlo!
Non che avessi dei dubbi sulla qualità della sua sensoristica (avevo assistito ad una dimostrazione abbastanza impressionante all'ultimo IFA 2015 di Berlino: una mezza dozzina di questi robot aspiravano tranquillamente all'interno del gigantesco stand Samsung e riuscivano a schivare quel delirio di gambe e cavalletti con una testardaggine che non li avrei mai attribuito) ma diciamo che pensare ad una una piccola scheda sulla quale qualcuno si è messo a compilare un kernel comunitario ha portato tutto su un altro livello. Oltre che fornirmi una buona intro per questa recensione.
Chiariamo una cosa: Samsung PowerBot VR9000 non è nuovissimo. Risale a fine 2014 e adesso ci sono altri modelli in commercio. Ma se non altro i mesi sulle spalle fanno scendere il prezzo nei negozi online da 999 euro a 650 euro circa. E quindi si entra in tutt'altro discorso.
È un robot aspirapolvere diverso da molti rivali perché usa delle ruote da 10.5 cm ed ha una grande spazzola centrale larga quasi quanto tutto il corpo: 31 cm. Questo significa che non passa sotto il letto come facevano i primi modelli, ma ha la forza per domare lo scalino creato dal tappeto o dal parquet. VR9000 ha delle vere ruote gommate e la forza motrice per spostare oggetti tipo scarpe, giocattoli, anche sedie se non di legno pesante. È chiaro che il suo obiettivo resta quello di rilevare questi oggetti con i sensori ad infrarossi e, quindi, nemmeno toccarli. Ma se lo mettete in modalità manuale e lo forzate conto qualcosa come se fosse un'automobilina radiocomandata, può sorprendervi la forza che riesce a tirar fuori.
Accenderlo e metterlo in funzione è un attimo, ma prima vi consiglio di posizionare la sua base di ricarica nella zona più centrale della vostra abitazione in modo che lui possa “sentirla” di qua o di là. Poi non resta che premere AUTO sul telecomando e lasciare che faccia il resto. Farà proprio tutto da solo. Con i sensori frontali e laterali eviterà gli ostacoli ed arriverà a 1.5/2 cm da muri, gambe del tavolo, base del divano e ogni tipo di oggetto più largo di ¾ cm; con la videocamera installata sopra farà una sorta di mappatura della stanza così da ricordarsi dove è già passato.
Sempre in automatico, ma solo se avete attivato la funzione DUST da telecomando, VR9000 riconoscerà eventuali zone più sporche delle altre e si concentrerà per qualche secondo su quelle aumentando anche la sua potenza di aspirazione. Completerà una stanza alla volta, pezzo per pezzo seguendo delle grandi S, e alla fine del giro tornerà nella sua base e si rimetterà in carica.
La maggior parte delle volte questo “giro” avrà realmente pulito tutta la stanza o tutta la casa. Il trucco sta nel fargli trovare strada libera; il massimo è spostare vasi, sedie troppo grandi, cavi elettrici poggiati per terra se ce ne sono. Non serve sollevare queste cose, basta spingerle verso il muro per far in modo che lui non rischi di considerarle come divisori e finire col pensare di aver completato una stanza quando invece è dietro una triade gamba del tavolo+sedia+sedia+gamba del tavolo. Ma queste sono pignolerie che poi capite col tempo, con l'esperienza. Samsung VR9000 fa comunque un ottimo lavoro anche se lasciato agire da solo, premendo AUTO e stop.
Potete programmarlo per quando non siete in casa, chiuderlo in una stanza ed obbligarlo a pulire fino al termine della batteria con la funzione MAX, premere SPOT e farlo partire a spirale, comandarlo manualmente con le frecce del telecomando o proiettando un particolare puntatore laser rosso che lui seguirà come un gatto adolescente. Non è più rumoroso di una comune aspirapolvere - anzi, se comparato ad un vecchio modello fa probabilmente molto meno rumore - ma c'è una modalità silenziosa che tra l'altro porta l'autonomia da 60 a 100 minuti, ed è generalmente consigliata per programmazioni notturne o se volete tenerlo attivo in ufficio mentre altri lavorano.
Insomma è molto indipendente e valido nella sua ricerca di ottimizzare i giri di pulizia. Non ho avuto problemi con le stanze scure: al buio, con finestre chiuse, gira abilmente nel mio studio con mobili legno nero Ikea e pavimento grigio lava. Mi ha sopreso la sua potenza di aspirazione. VR9000 è molto più forte di una comune aspirapolvere da 100 euro e questo gli permette di attirare in una certo senso la polvere da sotto i mobili, dagli angoli più incastrati.
Durante le prime pulizie noterete sicuramente un sacco di polvere nel suo serbatoio e vi chiederete davvero dove è andato a recuperarla. Davvero avete una casa tanto sporca? In realtà, col tempo, io sono finito col pensare che una certa quantità di polvere la “generi lui” o meglio che sia il suo sistema di filtri e forza centrifuga (ha un inverter digitale) a comprimere la raccolta in un modo che la fa quasi gonfiare. O forse mi sbaglio ed ho veramente una casa tanto sporca!
Ad ogni modo pulirlo è semplicissimo. Si separa il serbatoio ad incastro e si lava tutto sotto il rubinetto. Poi si rimonta. L'unica cosa che dovete cambiare è il filtro: non potete inserirlo bagnato e proprio per questo Samsung ne mette 2 nella confezione. È comunque di una gomma che si asciuga in poche ore. Anche la grande spazzola sul fondo si stacca e si pulisce sotto l'acqua. Non ho notato un calo di potenza quando è carico di polvere, e devo ammettere che la manutenzione di PowerBot VR9000 ha davvero reso noioso cambiare sacco al mio vecchio aspirapolvere vecchia maniera.
Aspirapolvere che serve ancora per arrivare in quei punti impossibili da far accedere al robottino, per avere quella potenza tutta concentrata in un punto che solo un tubo con raccordo stretto può darvi. Ad esempio, se avete rovesciato un sacco di farina bianca potete sì farci passare VR9000 ed aspettare che faccia i suoi 5/6 passaggi per aspirarla del tutto (le fughe tra una piastrella e l'altra richiedono tempo) ma fate prima con l'aspirapolvere tradizionale. Lo stesso per la parte alta del battiscopa, ad esempio
Diciamo che robot come PowerBot VR9000 sono ideali per pulizie giornaliere e costanti di grandi spazi. Se lo fate partire tutte le mattine alle 11 quando non siete a casa, se avete dei bambini vincolati nel tappeto e volete che sia sempre il più pulito possibile, se la zona vicina alla lettiera del vostro gatto vi costringe ad andare lì a togliere quella sorta di sassolini, un PowerBot vi cambia la vita. Non risolve tutto (anche perché, diciamolo, non lava!) ma vi fa guadagnare tempo, questo sì. Io lo credo perfetto per gli uffici.
Vorrei però vedere questi elettrodomestici tanto costosi all'interno di un ambiente più Smart. PowerBot VR9000 risale al 2014 ed è giustificato, ma il prossimo modello voglio vederlo con integrazione WiFi, magari notifiche sui cicli di pulizia, su quando parte e su quando rientra, con la possibilità di programmarlo o farlo attivare anche quando sono fuori casa, magari da Android Wear, con una telecamerina montata sopra per farmi da sorveglianza se mai dovesse servire. Dovrebbero essere cose basilari di questi tempi, anche facili da implementare. E potrebbero essere anche la vera giustificazione per dei prezzi di listino tanto importanti.