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Un’intelligenza artificiale ha superato un test di Turing sonoro

Un algoritmo è stato in grado di abbinare dei suoni ai rispettivi video, ingannando gli spettatori.

Vi ricordate Eugene Goostman, il computer salito agli onori della cronaca come quello che aveva superato il test di Turing (con tutte le perplessità e le critiche del caso)? Bene, ora dal Mit di Boston arriva la notizia che un algortimo è stato in grado superare una sorta di test di Turing per i suoni. In pratica l’intelligenza artificiale è stata in grado di mettere insieme dei suoni tali da far credere a chi li ascoltava che fossero reali.

Questo test, ideato da Alan Turing, per capire se una macchina è capace di sviluppare un sistema di intelligenza paragonabile o indistinguibile da quello umano. Oltre al caso di Eugene Goostman, lo scorso dicembre sempre dal Mit arrivava la notizia che un computer aveva superato una variante del test classico, il test di Turing scritto e ora invece la notizia è che anche il test di Turing per i suoni è stato superato. Ma come?

I ricercatori del Computer Science and Artificial Intelligence Lab (Csail) hanno prima di tutto passato dei mesi a registrare dei video in cui una bacchetta (del tipo di quelle che si usano in musica per le batterie) scuoteva o toccava semplicemente diversi tipi di oggetti.

I video così registrati contenevano qualcosa come 46mila suoni. Successivamente questi video sono stati inseriti in un algoritmo che li ha dissezionati, analizzandone tutte le caratteristiche sonore, per ogni singolo frame. In questo modo ogni azione veniva catalogata e correlata a caratteri sonori distintivi. Successivamente i ricercatori hanno registrato un video con la bacchetta che colpiva delle cose, ma stavolta muto. L’algoritmo in questo caso era chiamato a osservare il video e abbinare e mettere insieme dei suoni sulla base della libreria che si era creato in precedenza analizzando il migliaio di video, per similitudine. Se il lavoro fosse stato ben fatto avrebbe potuto ingannare anche un potenziale ascoltatore. Possibile? Per capirlo i ricercatori hanno chiesto a una platea di 400 persone online di gusticare quale, tra alcuni video proposti, era reale e quale no. Bene, a quanto pare la macchina era in grado di ingannare gli umani, che nella maggior parte dei casi (due volte tanto) hanno giudicato come reali in realtà i suoni finti.

Un algoritmo del genere – sebbene ancora non perfetto – potrebbe avere diverse applicazioni. La più immediata potrebbe essere l’utilizzo nella produzione cinematografica, per abbinare automaticamente suoni ad azioni e sequenze, ma anche nella robotica, ricorda Mashable. In questo campo infatti potrebbe essere usato per il riconoscimento degli oggetti. “Un robot potrebbe guardare un marciapiede e istintivamente capire che il cemento è duro e l’erba è morbida, e per questo capire che cosa potrebbe accadere se cammina sull’uno o l’altro”, ha commentato Andrew Owens, il ricercatore a capo dello studio: “Essere capaci di predire i suoni è un primo passo importante nell’essere capaci di predire le conseguenze dell’interazione fisica con il mondo”.

(Credits: wired.it)