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L’Internet delle cose in Italia vale due miliardi di euro
In crescita del 30%: a trainare il mercato sono i contatori del gas intelligenti e le auto connesse.
Un mercato in crescita del 30% sul 2014 e che tocca ormai i due miliardi di euro. L’Internet of Things, la cosiddetta Internet delle cose, dà buoni segnali, trainata sia dalle applicazioni consolidate che sfruttano la connettività cellulare che da quelle che utilizzano altre tecnologie come wireless M-Bus o Bluetooth Low Energy.
Il settore e le sue potenzialità appaiono sconfinati tuttavia, per ora, a sostenerli sono i contatori del gas (25%) e le auto connesse (24%), due segmenti che da soli sfiorano il miliardo di euro di valore. Sono alcuni dei numeri appena diffusi dall’osservatorio dedicato della School of management del Politecnico di Milano. Confermano appunto che i principali tasselli del mercato sono quello dello smart metering e dello smart asset management nelle utility. In altre parole, i contatori intelligenti e i sistemi per la gestione in remoto dei guasti, delle manomissioni, della localizzazione e per altre applicazioni. Settori sostenuti per altro agli obblighi normativi che hanno portato a un parco di 350mila contatori gas già installati per le utenze industriali e a 1,2 milioni per le residenziali.
Bene anche la smart car, l’auto intelligente, con 5,3 milioni di veicoli del genere in Italia, un settimo del totale del parco circolante. L’88% di questi è tuttavia collegato con un box Gps/Gprs per localizzazione e registrazione dei parametri di guida per finalità assicurative. Ma stanno crescendo velocemente (+135%) le auto “nate” e progettate per la connettività: guardando alle immatricolazioni, ormai una su cinque è equipaggiata in questo modo.
Per il resto si consolidano anche le soluzioni legate allo smart building (18%), cioè risorse per la videosorveglianza e la gestione degli impianti fotovoltaici, così come la logistica, nell’ambito in particolare della gestione delle flotte aziendali e degli antifurti satellitari.
Si fa sempre più realtà anche la città intelligente, con 200mila mezzi di trasporto pubblico monitorati da remoto e 600mila pali dell’illuminazione smart. Il 60% dei comuni italiani con popolazione superiore a 20mila abitanti ha inoltre avviato almeno un progetto del genere negli ultimi tre anni e il 75% sta programmando iniziative per quello in corso. Ma le città nostrane sono ancora lontane dal diventare davvero intelligenti perché i progetti sono piccoli, sperimentali e meno di un comune su tre li ha avviati all’interno di un programma strutturato per migliorare vivibilità, sostenibilità e dinamismo economico del territorio. Insomma, sono casi isolati al di fuori di una cornice chiara.
Ancora piccolo (6% del mercato) il comparto della casa intelligente con applicazioni che fanno leva fondamentalmente sui sistemi antintrusione e sui termostati così come il cosiddetto smart asset management (5%) per la gestione di 340mila macchinette da gioco, 200mila ascensori e 80mila distributori automatici.
Salgono anche gli oggetti fisici, se considerati nel loro complesso. A fine 2015 erano circa 10,3 milioni quelli connessi tramite rete cellulare (con un aumento del 29%) a cui si devono aggiungere quelli che usano altre tecnologie: oltre ai 36 milioni di contatori elettrici connessi da tempo tramite Plc (logica programmabile), ci sono in particolare i 500mila contatori gas tramite radiofrequenza Wireless M-Bus 169 MHz e i 600mila lampioni connessi tramite Plc o radiofrequenza.
“Questi numeri denotano una crescita esplosiva dell’Internet of Things in Italia – ha spiegato Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, nel corso di un evento nel capoluogo lombardo – ma il cambio di passo del 2015 non è racchiuso solo nella crescita del mercato. Ancor più importante è il consolidamento delle basi per lo sviluppo su tutti i fronti: città, consumatori e imprese. L’installazione di nuove reti di comunicazione dedicate all’IoT nelle prime città italiane, l’evoluzione dell’offerta in ambito smart home, sempre più integrata con servizi assicurativi e pronta a sbarcare anche nelle catene della grande distribuzione, i servizi innovativi per l’Industry 4.0 costituiscono presupposti importanti per il futuro. E l’IoT è sempre più una realtà in Italia”.
Sul fronte della casa intelligente, uno di quelli con i più ampi margini di sviluppo, l’indagine racconta per esempio che il 79% dei consumatori italiani è disposto ad acquistare prodotti per la smart home (il 72% anche servizi collegati), il 33% in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia il percorso si annuncia lungo: solo uno su cinque dispone già di almeno un oggetto intelligente nella propria abitazione e le intenzioni di acquisto sono fumose. Per esempio, solo il 25% di chi dichiara di voler comprare un prodotto lo farà entro 12 mesi.
“Uno degli aspetti chiave per lo sviluppo futuro dell’Internet of Things è la valorizzazione dei dati raccolti, su cui ancora non ci sono strategie consolidate – ha spiegato Angela Tumino, direttrice dell’Osservatorio Internet of Things – i dati possono essere sfruttati nei processi interni all’azienda, riducendo i costi e migliorando l’efficacia verso i clienti, oppure possono generare valore all’esterno con la vendita a terzi, aprendo a nuove opportunità di business. La disponibilità di dati puntuali sull’utilizzo dei prodotti grazie all’IoT rende possibili nuove strategie di prezzo ‘pay-per-use’, che iniziano a interessare non solo i servizi, come l’assicurazione auto che varia in base alla percorrenza annua, ma anche i prodotti, come gli pneumatici pagati in base ai chilometri percorsi. In alcuni casi la vendita è addirittura incentivata proprio per avere accesso a nuovi dati, che costituiscono fonte di valore per le aziende, come nel caso dei dispositivi wearable promossi da parte delle assicurazioni”.
E per il 2016 cosa c’è da aspettarsi? Continueranno a crescere i dispositivi connessi per la casa, la città, l’auto e l’industria. Sul primo fronte, per esempio, lasciano ben sperare i movimenti della grande distribuzione che, rimasta ai margini fino a questo momento, costituirà un nuovo punto di contatto con i clienti, insieme all’online, alle assicurazioni e alla filiera tradizionale della domotica.
(Credits: wired.it)