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Vie Shair, le prime cuffie che non fanno male alle orecchie

Montano un esoscheletro che poggia direttamente sulla testa, permettono di sentire il suono dell’ambiente circostante mentre si ascolta musica.

Sono in raccolta fondi su Kickstarter Vie Shair, le cuffie audio che non premono sulle orecchie, che permettono di percepire i suoni dell’ambiente circostante, che non scaldano; che – in sintesi – migliorerebbero l’esperienza dell’ascolto in cuffia.

Grazie a un leggero esoscheletro che circonda l’orecchio e che poggia direttamente sulla testa senza comprimere il padiglione auricolare, la cuffia consente il passaggio dell’aria (e del suono ambientale) anche mentre ascoltiamo musica. Nel caso si necessiti di maggiore isolamento acustico, l’esoscheletro può essere sostituito con un accessorio simile ma chiuso.

Le cuffie funzionano anche da ricetrasmittenti, permettono quindi la condivisione della musica che si sta ascoltando; sono comandabile dall’apposita app; hanno autonomia di 8 ore; montano il modulo audio MACH-5 della Yamaha.

(Credits: wired.it)

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Il drone Zano sarebbe stato impossibile da realizzare

Un’indagine svela i lati oscuri del più clamoroso insuccesso di Kickstarter.

Questo Zano non s’ha da fare. Salito alla ribalta delle cronache nel 2014, il drone più piccolo al mondo era stato il progetto europeo più finanziato su Kickstarter (3,4 milioni di dollari) salvo poi risolversi in un nulla di fatto a fine 2015.

Alla rabbia dei backers ora segue un lungo articolo inviato ai sostenitori e ripubblicato su Medium che analizza i motivi di uno degli insuccessi più clamorosi di sempre. La conclusione è che la gallese Torquing Group, la mamma di Zano, non ha agito in modo truffaldino come si pensava subito dopo la chiusura del progetto, ma semplicemente non è stata in grado di gestire il successo. Aveva infatti promesso troppo senza considerare gli ostacoli che poi l’hanno buttata al tappeto.

Anche se avessero avuto più denaro e più tempo, i gallesi non sarebbero comunque riusciti nell’impresa – è la sintesi dell’indagine. La beffa è che l’azienda non comunica più e sembra che il team si stia sciogliendo: un manager è perfino tornato nella natia Australia, mentre la maggior parte dei backers non è stata rimborsata.

Insomma, una brutta storia tanto più che Kickstarter, stando all’articolo, è sempre pronta a prendersi i meriti dei successi, ma a declinare le responsabilità dei fallimenti. Dopotutto i termini d’uso parlano chiaro: l’ideatore del progetto è l’unico responsabile del completamento dello stesso e, in caso contrario, i backers possono sempre fare causa. Coma a dire addio Zano, e addio denaro.

(Credits: wired.it)

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