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Tesla, come ti confondo l'AutoPilot

Ricercatori cinesi sono riusciti a nascondere degli ostacoli ai sensori radar e ultrasuoni di una Tesla Model S, rendendo inaffidabile la funzione di guida autonoma. Tesla: nessun pericolo di attacchi reali.

La funzionalità di guida automatica in dotazione ai veicoli elettrici prodotti da Tesla è sotto i riflettori in seguito al primo incidente mortale avvenuto lo scorso 5 luglio. Gli ultimi a testare i limiti attuali del sistema sono stati alcuni ricercatori cinesi della Zhejiang University in collaborazione con gli esperti della compagnia di sicurezza informatica Qihoo 360, in uno studio presentato in occasione della conferenza DEF CON. Il risultato è stato quello di ingannare tutta la dotazione dei sensori di supporto al pilota automatico Tesla, portando alla mancata rilevazione degli ostacoli invece presenti di fronte al veicolo.

Le vulnerabilità identificate non sono affatto ad appannaggio esclusivo di Tesla: anche veicoli Audi, Volkswagen e Ford dotati di funzioni di guida automatica sono risultati attaccabili, ma i ricercatori si sono concentrati su una Tesla Model S perché ritenuta un test più probante in quanto dotata di sensori più sofisticati. La Tesla è dotata di sensori a ultrasuoni nei paraurti, un medium range radar montato all'interno della presa d'aria frontale, e telecamere su tutti e quattro i lati della vettura. I sensori svolgono funzioni differenti, ma operano tutti misurando la quantità di segnale riflesso dagli ostacoli.

La principale strategia di attacco adoperata è stata quella del jamming, ovvero la generazione di interferenze tramite segnali molto più forti di quelli elaborabili o correggibili dal sistema sotto attacco. Una scheda basata su Arduino (un elemento non nuovo nel car hacking) accoppiata ad un generatore di segnali da 90.000 dollari è stata programmata e posta di fronte alla Model S, costituendo un ostacolo da rilevare per l'AutoPilot. Nella demo fornita dai ricercatori a Forbes si vede la voluminosa attrezzatura sparire e riapparire a intermittenza sullo schermo della dashboard.

Il test è stato effettuato a veicolo statico per salvaguardare la costosa attrezzatura e l'integrità della Model S, ma i ricercatori sono certi che il pilota automatico Tesla non avrebbe potuto evitare l'ostacolo in quelle condizioni. L'attacco ad ultrasuoni ha però una portata limitata ad un metro se privo di amplificazione, a causa dell'attenuazione dei segnali tra i 40 e i 50 KHz. Gli studiosi si sono pertanto affidati anche a tecniche di spoofing, generando segnali radar artificiali molto simili a quelli che il veicolo si aspetterebbe di vedere “riflessi” dall'ostacolo. La tecnica è stata utilizzata per far comparire un ostacolo inesistente e “fare arrestare una Tesla quando non avrebbe dovuto”, affermano i ricercatori. Molto più low-tech, ma ugualmente efficace, l'attacco portato alle telecamere in dotazione, con LED economici accuratamente puntati per accecarle.

Tesla è stata avvisata dei risultati, raggiunti già a marzo. L'azienda di Elon Musk non li ritiene meritevoli di particolari contromisure: “abbiamo analizzato la ricerca e non siamo riusciti a riprodurre l'attacco in uno scenario realistico nei confronti di un veicolo Tesla. Non sono previsti aggiornamenti software in risposta a questi attacchi”. I ricercatori confermano che per il momento non c'è alcun pericolo, visto che il setup di attacco era puramente da laboratorio e mai in movimento, ma sostengono che il potenziale c'è. “Solo attaccanti altamente motivati e con molte risorse a disposizione potrebbero lanciare questo tipo di attacchi al momento”, chiarisce Wenyan Xu, uno dei ricercatori dietro lo studio.

Pur apprezzando la ricerca come quella probabilmente più onnicomprensiva finora svolta, alcuni osservatori hannp sottolineato la banalità e l'inapplicabilità dei risultati. Tuttavia secondo Craig Smith, esperto di sicurezza automobilistica e autore di Car Hacker’s Handbook, degli spunti utili per Tesla ci sarebbero: “Per un veicolo rimane importantissimo rilevare conflitti fra i sensori e una discrepanza significativa dovrebbe portare ad un arresto di emergenza. Tesla dovrebbe concentrarsi sulla gestione degli attacchi jamming, molto meno sofisticati dello spoofing ma ugualmente pericolosi”.

(Credits: puntoinformatico.it)

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Tesla annuncia Destination Charging in Europa

Tesla stringe accordi con hotel e ristoranti per creare una fitta rete di ricarica per le sue auto.

Elon Musk ha ampliato e consolidato la sua offerta che comprende la nuova Tesla Model 3, che stà per raggiungere una quota di prenotazioni pari a 325mila unità, la Model S e la Model X.

Prerogativa del successo di questi mezzi (di tutti quelli a propulsione elettrica) è la rete infrastrutturale per la ricarica e visto che alcuni governi perdono tempo a parlare di standard mentre altri sono più avanti, Musk ha deciso di accelerare con l’operazione Destination Charging, che prevede accordi con hotel, ristoranti e centri commerciali per offrire postazioni di ricarica (Tesla Wall Connector) a chi possiede una Tesla.

Questo meccanismo sarebbe conveniente per gli automobilisti, che troverebbe la mappa delle location direttamente sul navigatore e per i commercianti che guadagnerebbero in pubblicità. Le strutture riceverebbero i primi due connettori a costo zero, mentre chi vuole può segnalare una location a Tesla per l’implementazione di un Tesla Wall Connector.

In questo momento gli Stati Uniti sono in testa come presenza di Supercharger attivi, ma anche nella Cina orientale, in Giappone e nel centro Europa ci sono molte postazioni.

In Italia il punto più a sud si trova a Roma, nelle isole non ce ne sono e la più settentrionale si trova a Merano, mentre sulle Alpi spiccano location prestigiose come Cortina o Livigno.

(Credits: wired.it)

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Tesla, i Supercharger copriranno presto anche tutta l’Italia

I Supercharger diventeranno 7.200 entro la fine del 2017 e le colonnine di Musk copriranno tutta l’Italia.

L’onda lunga del clamore mediatico suscitato dalla presentazione della Model 3 non si è ancora placato e il CEO di Tesla, Elon Musk, si è già spinto oltre, condividendo i suoi obiettivi grandiosi di elettrificare la mobilità su strada.

Secondo i dati del sito ufficiale con una ricarica di 30 minuti circa con una rete, anche domestica, che fornisce 11 kw (superiore a molte case italiane) si può coprire 27 km circa con una Model S. Ostacolo superabile utilizzando le colonnine di Supercharger, che erogano 120 kw e possono ricaricare completamente una vettura in circa 1 ora e 15 minuti.

In Italia in questo momento sono presenti poco più di 10 stazioni simili, concentrate nel nord. “I Supercharger diventeranno 7.200 entro la fine del 2017″, ha dichiarato Musk durante la presentazione della Model 3. “Ovunque, nel mondo, se ci sarà elettricità, potrete ricaricare l’auto e le nostre colonnine copriranno tutta l’Italia”.

(Credits: wired.it)

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Tesla, già disponibile la nuova Model E

Tesla Model E apparirà sulle strade della Corea del Sud all’interno di un progetto che prevede anche stazioni Supercharger ad uso gratuito.

Un po’ a sorpresa, Tesla Motors ha già reso disponibile la Model E, il suo veicolo meno costoso. Con una piccola limitazione: si può acquistare solo nella provincia autonoma speciale sudcoreana di Jeju. Il prezzo di listino è di 35.655 dollari, che scendono a 18.766 grazie ai finanziamenti del Ministero dell’Ambiente. Perché la Corea del Sud? Perché a Palo Alto, sede di Tesla, ritengono il paese un mercato in crescita per i veicoli elettrici.

Con l’arrivo della Model E, Tesla ha intenzione di gestire anche la sua stazione di ricarica Supercharger da sola, in base alle esigenze dei consumatori. L’idea è di lasciare ai consumatori l’utilizzo gratuito della stazione e nel frattempo di chiedere alle imprese della Corea del Sud di sviluppare i suoi impianti di ricarica.

Una persona affiliata a Tesla Corea ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è quello di diventare il numero 1 nel mercato Jeju nel 2016.”

La maggior parte dei veicoli elettrici attualmente in vendita in Corea del Sud ha un prezzo di circa 34mila dollari e può percorrere dai 120 ai 150 chilometri con solo una ricarica. Tesla conta di guadagnare un’ampia fetta di mercato grazie all’autonomia dichiarata della Model E: fino a 320 km.

(Credits: wired.it)

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Tesla Autopilot approvato, pronto il lancio internazionale

Lo ha annunciato Elon Musk, il pacchetto di guida semi-autonoma delle auto Tesla è pronto per viaggiare in tutto il mondo.

Elon Musk in persona attraverso Twitter ha reso noto che molto presto Autopilot, il nuovo sistema di guida semi-autonoma destinato alle sue Tesla, sarà disponibile anche fuori dagli Stati Uniti, Italia compresa.

Autopilot, che fa parte dell’aggiornamento 7.0 del software di cui sono dotate Model S e Model X, aveva fatto il suo debutto a metà ottobre, tranne che in Asia ed Europa: un fermo dettato dalla mancanza di approvazioni normative. Almeno fino a pochi giorni fa, quando appunto il ceo di Tesla ha confermato il via libera ormai per tutto il mondo (salvo in Giappone, dove è ancora in corso la discussione in merito).

Il pacchetto comprende, a livello fisico, telecamera anteriore, sensori a ultrasuoni, un radar e l’immancabile Gps, mentre tra le principali funzioni si trovano frenata d’emergenza automatica, cruise control, cambio corsia e sterzo autonomi, avviso di angolo cieco e collisione laterale e parcheggio autonomo.

Musk ha inoltre annunciato una prossima ulteriore evoluzione dell’Autopilot, versione 1.01, che promette miglioramenti e ottimizzazioni delle funzioni già operative.

(Credits: wired.it)

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