
La missione spaziale che ci porterà un pezzo di asteroide
Il lancio è previsto per l’8 settembre e, dopo 7 anni, la sonda porterà sulla Terra un campione dell’asteroide 101955 Bennu.
Il nome completo della missione è Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer, ovvero Osiris-Rex. La sonda verrà lanciata l’8 settembre e raggiungerà l’asteroide 101955 Bennu nel 2019 e per 6 mesi resterà nella sua orbita, prima di prelevarne un frammento e fare ritorno sul nostro pianeta nel 2023.
Il costo previsto è di circa 1 miliardo di dollari (884 milioni di euro) e si inserisce nel programma New Frontiers, con cui la Nasa intende aumentare le conoscenze sulla formazione del sistema solare. Gli asteroidi sono una parte di ciò che resta del processo che ha formato i pianeti e, poiché alcuni di questi contengono carbonio e potenziali molecole organiche, possono svelare informazioni sull’origine della vita.
Nel caso specifico Bennu ospita tracce del sistema solare e la Nasa intende comprendere come la luce emanata dalla nostra stella possa influire sulla sua posizione.
Quello prelevato dalla sonda sarà il secondo frammento di asteroide che verrà portato sulla Terra, nel 2010 la missione giapponese Hayabusa ha raccolto polvere dell’asteroide 25143 Itokawa dopo un viaggio di 2 anni e 4 mesi necessari per coprire la distanza di 290 milioni di chilometri.
60 grammi e l’effetto Yorp
La Nasa spera che la sonda riesca a prelevare un campione di almeno 60 grammi per potere svolgere esami accurati e comprendere meglio il sistema solare e le sue evoluzioni, oltre a valutare l’ipotesi futuristica di usare gli asteroidi come miniere e consegnarne i segreti anche all’industria privata. Osiris-Rex aiuterà gli astronomi ad approfondire l’effetto Yarkovsky–O’Keefe–Radzievskii–Paddack, detto effetto Yorp, che studia come l’irraggiamento solare possa influire sulla variazione della rotazione e della velocità di corpi celesti di piccole dimensioni. Per Jim Green, direttore dalla divisione Planetary science della Nasa, sviluppare metodi per monitorare meglio le orbite degli asteroidi è più che utile. Nel caso specifico Bennu sarà oggetto di studi approfonditi.
La raccolta del frammento
Quando Osiris-Rex raggiungerà Bennu utilizzerà i 5 strumenti di cui è dotata per mappare, studiare e analizzare lo spazio circostante. Per ottenere risultati precisi userà uno spettrometro a infrarossi, uno termico e un sistema di tre telecamere che cominceranno a scrutare l’asteroide già a 2 milioni di chilometri di distanza.
Pericolo collisione con la Terra
Nel 2009 Andrea Milani, della facoltà di matematica dell’Università di Pisa, ha teorizzato 8 possibili impatti tra Bennu e il nostro pianeta tra il 2169 e il 2199. Probabilità ridotta ad un lumicino, calcolata in ragione dello 0,07%, quindi insufficiente a creare allarmismi. Lo studio del frammento sarà utile anche a misurare con maggiore precisione i rischi effettivi che corre il nostro pianeta.
(Credits: wired.it)